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Strada facendo
Per un piatto di allegriaPer una nuova compagniaPer teBuona fortunaPer un anno in piùPer quello che vuoi tu Per le notti piene di ideeE di dolci malinconieBuona fortunaChe non basta maiPer te che te ne vai Buona fortunaPer un’altra etàPer quello che verrà Buona fortunaChe non basta maiA te che te ne vai Per un
I peli sopra il labbro e bolle sulla pelleUn concorso di canzoni a CentocelleFeste in casa e il tavolo sulla paretePanini misti e spuma per la seteLa fonovaligia e le serrande scese, genitori di làPrimo bacio per sapere come si fa Un maestro di chitarra e un’ora di lezioneUna ragazzetta e farle la dichiarazioneIl braccio
Giorni di un tenero grido di soleRauchi di mille paroleOra che ho teChe mi sei piaciuta senza fare nienteOra che ho teAmo l’altra gente Giorni passati a dividere il cielo dal mareA prendere la rincorsa per volareOra che ho tePassata nei miei occhi, entrata dentro il cuoreOra che ho teFra me e il mio dolore
Un azzurro scalzo in cielo il cielo matto di marzo e di quel nostro incontro al centro tu poggiata sui ginocchi e il vento di capelli sui tuoi occhi qui l’ombra cade giù dalla tua mano un orizzonte di cani abbaia da lontano tu aggrappata alla ringhiera di una tenera e distratta primavera pomeriggio lento
Primi pantaloni lunghi e una camicia sportivaEd il pullman per il mare e il bagno a rivaPomeriggio all’oratorio, un prete e “Cristoregni”Giocare e poi si pagano i pegniLa chiesa vuota ed i misteri della sacrestiaUn dito su un atlante di geografia
Io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insiemeCon l’anima smaniosa a chiedere di un posto che non c’èTra mille mattini freschi di biciclette, mille e più tramonti dietro i fili del tramEd una fame di sorrisi e braccia intorno a me Io e i miei cassetti di ricordi e di indirizzi che ho
Nei mattini pallidi ancora imburrati di foschiaRisatine come monete soffiate nei caffèFacce ingenue appena truccate di tenera euforiaOcchi chiari laghi gemelli occhi dolci amari, io le ho viste Fra cemento e cupole d’oro che il vento spazza viaSotto pensiline che aspettano il sole e il loro tramCoprirsi bene il cuore in mezzo a sandali e
Notti di nessuno, notti sfrigolanti di lampioniNotti raggomitolate sui termosifoniNotti di telefonate a lettoNotti di tivù privateE occhi naufraghi di gatti su un tettoNotti per star sù Notti in macchina a parlareE il vetro basso per fumareNotti di canzoni vecchie ancora buone da cantareNotti buie come un fornoNotti insonni prima di un gran giornoNotti dureDi
Biglie colorate e sempre solo a fare un giocoL’Umbria, la campagna, le veglie intorno al fuocoLe galline, la stalla e stanze fresche e biancheE nonno pizzica e nonno fanteUna sedia per cantare “Una casetta in Canada”Quello pallidino, quello di città Come un gusto tra le gambe scoperto un po’ per casoIl più bravo a scuola,
I vecchi sulle panchine dei giardiniSucchiano fili d’aria a un vento di ricordiIl segno del cappello sulle teste da pulciniI vecchi mezzi ciechi, i vecchi mezzi sordi I vecchi che si addannano alle bocceMattine lucide di festa che si può dormireGli occhiali per vederci da vicino a misurar le goccePer una malattia difficile da dire
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