V.o.t. Non so davvero cosa questa sigla significhi, ma lo lascio immaginare a voi. E’ questa una canzone ironica nei confronti della Tv, che negli ultimi anni ha ormai monopolizzato tutto. Sembra che siamo quasi schiavi della Tv nella realtà di tutti i giorni. Ma perché non infischiarci di tutto quello che avviene nella Tv e vivere la “nostra” vita? E’ questo un vero e proprio bisogno per chi si sente troppo condizionato dai V.o.t., vuoti, con le facce da idioti, che sono entrati a far parte della nostra vita attraverso questo mezzo di largo consumo.
Questi V.o.t. sono proprio i divi della Tv, che sono noti per tutti proprio per essere entrati nella vita delle famiglie e che spesso ci distraggono anche dagli affetti. Anche i giochi di parole sono prettamente ironici (“vuoti, con le facce da idioti, belli bene amati e beoti, sempre i soliti noti). Alla fine l’ironia si fa sempre più pungente (“Io spero in Dio sempre di più, è l’unico quaggiù che ancora alla Tv non è mai apparso… Amore mio dai vieni qui, amiamoci così, di fronte a quelli lì un bell’applauso).
Fin dall’inizio Claudio preferisce il suo vero amore alle dive della Tv che spesso lo distraggono e lo distolgono dai suoi impegni; l’amore è certamente più importante dei V.o.t. (“…anziché farmi comandare preferisco farmi sfottere da te, che mi sfizi…”). Anche musicalmente è molto accattivante, sia nell’inizio che nel ritornello. E’ molto orecchiabile e ascoltandola si può comprendere meglio l’ironia pungente, critica ad un mezzo che rischia sempre più di condizionarci, e che Claudio ha sostenuto più volte di non amare.
Recensito da: Marco Cucaio